giovedì 26 giugno 2014

Gli occhiali di Pietro, che vede lontano

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Sembra dietro a una tenda il san Pietro occhialuto di Carlo Crivelli. Sembra. In realtà si tratta del legno della tavola sottostante, emerso per la caduta della superficie pittorica. Il pannello, infatti, faceva parte di un’opera complessa: Il Polittico di Camerino. Il Duomo, nel quale era originariamente collocato, subì nel 1799 un pesante terremoto, così il Polittico fu smembrato e i pannelli dispersi. L'immagine, certamente è insolita: i due apostoli sono intenti alla lettura. Se Paolo tiene la spada, Pietro regge nervosamente il libro. Insieme mostrano il desiderio, quasi ansioso, di capire quella Parola che penetra come spada fin dentro le midolla, proprio come indica l'arma di Paolo, attributo del suo martirio.
Quello che sorprende è l'anacronismo degli occhiali. L'arte documenta la comparsa di questo prezioso strumento correttivo fin dal XIV secolo e si discute chi ne sia stato il primo inventore. Già i greci facevano uso di cocci di vetro convessi per migliorare la vista, ma l'occhiale sembra un manufatto tutto italiano. Toscani e veneti se lo contendono. Salvino degli Armati, fiorentino, sarebbe il presunto ideatore ma, già nel 1284, a Venezia si stabiliva che gli oglarios dovevano essere fatti di cristallo e non di vetro. In definitiva quello che ai moderni risulta un aggeggio antiestetico, ai medievali parve invece un abbellimento straordinario.
Tant'è che anche gli apostoli furono corredati del cosiddetto nietbrille, cioè l'occhialino rotondo alla John Lennon. È soprattutto Pietro a indossarli (ma capita anche ad altri fra i quali ad esempio l’evangelista Marco sempre associato alla predicazione di Pietro), è questi incaricato di assicurare l'ortodossia del Magistero.

mini_Wildu_42449928.jpgLo si vede in un’opera fiamminga del XIV secolo, l’ Altare della Passione di Conrad von Soest. Nel pannello della Pentecoste, evento straordinario in cui gli apostoli diventano maestri della fede parlando in varie lingue, in primo piano, poco sopra a Giovanni, scopriamo Pietro intento a leggere un grande libro. Non è l'unico a consultare i libri sacri, di fianco a Giovanni ne vediamo un altro con il libro, forse Bartolomeo (e lo riconosciamo dal coltello appeso alla cintola, tipico attributo dell'apostolo) e un terzo, proprio accanto alla Madonna, che regge però un libro chiuso. Pietro tuttavia è l'unico ad avere gli occhiali, l'unico che con il tipico gesto del vegliardo dotto e saggio, inforca l'occhiale su per il naso e indaga le Scritture comprendendone il senso.
Anche il Crivelli assegna a Pietro il compito di istruire Paolo: è lui a leggere, all'apostolo delle genti, la buona novella del Vangelo, sebbene sia Paolo poi, a interpretarla e a diffonderla con il suo ministero apostolico.
Così le due colonne della Chiesa sono lì, in piedi, strette nell'abbraccio di una verità che porterà entrambe al martirio. E se Pietro regge il Primo testamento, ai piedi dei due apostoli con uno scorcio straordinario, il Crivelli colloca altri due libri: il Vangelo e le lettere di Paolo. Le lettere di un uomo, dunque, dopo la cui lettura però la Chiesa non esita proclamare: Parola di Dio. Un fatto inaudito reso possibile solo per l’autorità della parola di Pietro, qui presbite, ma nella verità presbitero, cioè anziano nella fede, capace dunque di confermare i fratelli - compreso il grande Paolo - nella dottrina che viene da Dio.

Immagini:
Carlo Crivelli (1435 – 1495) - Polittico del Duomo di Camerino. Santi Pietro e Paolo (part) post 1490, tempera e oro su tavola, 217 cm × 47 cm. Gallerie dell'Accademia, Venezia
Conrad von Soest,  Altare Passion (Altare Wildungen) particolare della Pentecoste 1403 - Tecnica mista su legno, 73 x 56 cm, Chiesa parrocchiale, Bad Wildungen

da Avvenire, rubrica Dentro la Bellezza

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