Al regista Philip Groning é stato concesso
il permesso di girare un film sulla vita dei monaci. Per quattro mesi,
tra la primavera e l'estate del 2002, Groning ha vissuto nel monastero e
ha seguito i monaci con la telecamera. Ha messo insieme una grande mole
di materiale (circa 120 ore) dal quale sono tratti i 160' di questo
viaggio in una realtà appartata e umile, densa di suggestioni. Lo
sguardo di Groning é timido, leggero, quasi impaurito. E con lui, anche
noi, piccoli ingranaggi dalla vita frenetica, siamo invitati ad
assaporare quel silenzio, a ridare valore agli oggetti, alle nude
pareti, agli elementi naturali, a un crocefisso ligneo che restituisce
la semplice centralità dell'essere umano, creato a somiglianza di Dio.
Alcuni canti, i rintocchi della campana, i momenti della meditazione, la
neve che crea divertimento e imbarazzo. La preghiera lega insieme il
trascorrere delle ore, allarga gli spazi, amplia gli orizzonti. Ne esce
un film da vedere all'inizio con qualche comprensibile 'fatica' (é anche
un esperimento di 'linguaggio' filmico) ma poi lasciandosi andare al
flusso delle immagini, alla sensazione di 'toccare' qualcosa di
intangibile ma di totalmente nostro. E questa condizione allora non é
più quella del 'silenzio' ma quella di una voce altissima, di dolore, di
comprensione, di speranza di salvezza.
domenica 21 febbraio 2016
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