1435 circa, tempera su tavola cm 65 x 47,6, Metropolitan Museum, New York
Ed ecco che rompe il bastone con rabbia il mancato pretendente di Maria: lo racconta spesso l'iconografia dello Sposalizio della Vergine dove protagonista, più che l'anello nuziale, è il bastone dello sposo. Lo si vede chiaramente in un'opera di Michelino da Besozzo, miniaturista del Gotico Internazionale, attivo in Lombardia tra il 1388 e il 1455. Nel suo "Sposalizio della Vergine" spicca, è vero, l'anello nuziale sull'abito giallo del sacerdote ma, centro vero del dipinto, è il bastone di Giuseppe che s'innalza verso le volte, in corrispondenza del rosone. Sul bastone verdeggiano timidi virgulti e riposa pacifica la colomba dello Spirito Santo, segno dell'illibatezza degli sposi.
Rispetto a opere dall'analogo soggetto, sorprende la scelta di Michelino di collocare al centro del dipinto proprio San Giuseppe e il suo bastone fiorito; Maria e le donne, infatti, controbilanciano un altro gruppo di personaggi collocati alla sinistra dell'opera. Lì sono ben visibili altri bastoni: due giovani li stanno spezzando con gesti di stizza, mentre un terzo, confinato nell'angolo estremo, porta il bastone alla bocca, volendolo quasi ingoiare.
Il bastone, segno del comando e della guida divina, appare ripetutamente nella Sacra Scrittura quale strumento dei voleri divini.
Nel libro dei numeri si narra di un'altra verga fiorita, quella di Aronne. Rappresentanti delle dodici tribù, le quali avevano mormorato contro Mosè e gettato in discredito il sacerdozio di Aronne, portarono un bastone nel tempio con inciso il nome di ciascuno. Fiorì solo quello di Aronne e da quel momento la sua verga fiorita riposò nell'arca dell'alleanza quale perenne intercessione per la salvezza del popolo.
Ecco perché, il buon Michelino, volle così centrale il bastone di San Giuseppe! Il pio attributo del Santo non è solo segno della sua purezza, ma è memoria della fedeltà di Dio a una storia d'amore con il suo popolo. Il bastone è anche l'inseparabile compagno del pastore che guida il gregge, cosicché, nell'ambito del sacerdozio cristiano, distintivo del vescovo è proprio il pastorale, memoria perenne della verga fiorita all'ombra della shekinà, prima di Aronne poi di Giuseppe e, quindi, segno certo della guida divina.
fonte: Avvenire, rubrica Dentro la bellezza
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