Tutto questo ci induce a comprendere che le ciliegie sono simbolo evocativo di altro.
Nell’opera di Federico Barocci a ben guardare, tra san Giuseppe, il Bambino e la Madonna si scatena un linguaggio di gesti che, se sfugge a noi spettatori spesso distratti, non sfugge all’asinello ritratto sullo sfondo della scena, tutto intento a guardare la sacra Famiglia. L’asino del resto, non è solo la probabile cavalcatura dei tre fuggiaschi, ma è un simbolo che ci rappresenta. Nei presepi è l’immagine dei pagani che, grazie a Cristo, sono liberati dalla soma del peccato.
Rosso, come la passione che Gesù dovrà affrontare (e di cui il viaggio in Egitto è solo un inizio) è il mantello di san Giuseppe, rosso come il frutto che porge al Figlio. Gesù sorride e se con il braccio coperto dalla camicia, prende il frutto dal padre, con l’altro, nudo, porge le ciliegie alla madre. Il Bambino è colto nell’atto di liberarsi da quel lino che lo avvolge, rimando al telo sindonico che lo avvolgerà un giorno dopo la passione e che sarà testimone della sua risurrezione.
Le ciliegie, per la loro forma simile al cuore e per il loro colore, sono simbolo dell’amore del Cristo e del suo sangue versato sulla croce, che il seme del frutto simbolicamente rappresenta.
La ciliegia, succosa e dolce, è anche riferimento al frutto dell’albero dell’Eden che aveva ucciso Adamo ma che ora, grazie all’Incarnazione del Cristo, si trasforma in frutto di vita per gli uomini.
La ciliegia, succosa e dolce, è anche riferimento al frutto dell’albero dell’Eden che aveva ucciso Adamo ma che ora, grazie all’Incarnazione del Cristo, si trasforma in frutto di vita per gli uomini.
La Madre, che veste di rosso e blu, colori delle due nature - umana e divina - del Verbo, volgendosi idealmente verso di noi, appoggia una ciotola d’acqua limpida al suolo. Il gesto allude ai testi apocrifi che narrano di sorgenti miracolose scaturite per dar da bere alla sacra famiglia nel viaggio verso l’Egitto (o di ritorno da esso), ma rimanda anche, proprio nella ciotola d’acqua, al Battesimo che, quale frutto della passione di Cristo (le ciliegie appunto), ci salva dal peccato e dalla morte.
(fonte: rubrica Dentro la bellezza, a cura di Maria Gloria Riva, quotidiano Avvenire, 9/01/2014)
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