«Verso mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio». Così i sinottici descrivono l'eclissi che si verificò nell'ora della morte di Cristo.
Un evento cosmico che segna la partecipazione della creazione al grande Mistero della fede cristiana: la morte e risurrezione del Signore Gesù. Puntualmente l'arte registra, almeno fino al XV secolo, il fenomeno dell'eclissi elaborando suggestive iconografie. Una di queste, molto diffusa presso siti che parlano (o straparlano) di arte cristiana come prova delle loro teorie ufologiche, si trova nel Kosovo nel Monastero di Visoki Decani in Kosovo (1350). Il bellissimo affresco bizantino presenta, nel cielo della crocifissione, una curiosissima personificazione del sole e della luna.
Tra le mille supposizioni che pescano all'interno della simbologia pagana (il sole e la luna apparivano nell'iconografia delle divinità solari della Persia e della Grecia) ve ne sono alcune autorevoli legate all'ambito cristiano. Una, più strettamente aderente agli scritti dei padri della Chiesa, è quella che che fa riferimento a Sant'Agostino.
Per il santo d'Ippona l'eclissi fu l'esemplificazione simbolica della verità teologica concernente la morte del Redentore. Cristo ha fatto dei due un popolo solo: Antico e Nuovo Testamento, antica e nuova alleanza, popolo ebraico e popolo pagano trovano nella croce del Salvatore una mistica unità.
La luna, che brilla di luce riflessa e che Origene identificherà con la Chiesa, era già simbolo del popolo ebraico (il cui calendario – del resto – era lunare), mentre il sole – grazie alla rielaborazione cristiana del Sol Invictus romano – era identificato con Cristo stesso, vero Sole dell'umanità. Perciò, nell'affresco del Monastero di Visoki, il sole che a mano aperta si volge verso la croce, è simbolo del Nuovo Testamento che con la grazia illumina le genti, mentre la luna, che si volge verso il divino Trafitto, è segno dell'Antica Alleanza, la quale per dare significato e luce alle sue verità deve guardare a Cristo e alla sua Risurrezione.
Il cristiano, dunque, scruta sì il cielo, ma non per cercare fantomatiche presenze extragalattiche o per ampliare l'orizzonte del proprio dominio, bensì come rimando imperioso all'infinito.
Sole e luna testimoniano, dunque, che la morte non è l'ultima parola sull'uomo, il cui destino è piuttosto l'eternità. Sole e luna finiranno, il Verbo di Dio, invece, dura in eterno: credere in lui – e non a ridicole superstizioni – rende partecipi della stessa eternità.
Le immagini: Anonimo, Monastero di Visoki Decani, Kosovo, Crocefissione affresco 1350.
Andrea della Robbia, Santuario de La Verna, Cappella delle Stimmate,
Ceramica, particolare della crocefissione.
Da Avvenire, rubrica Dentro la Bellezza
venerdì 18 aprile 2014
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