venerdì 16 ottobre 2015
Lazzaro (Subsonica)
Quando si parte per un viaggio, quando si comincia un'esperienza nuova, è indispensabile conoscere le risorse che si hanno a disposizione, 'le cose che ci portiamo dietro'. É utile, cioè, parlare della responsabilità 'riflessiva', quella nei confronti di se stessi; tutti devono conoscere le proprie qualità e i propri talenti; da lì devono partire per crescere, cambiare, affrontare la vita.
La canzone sembra riprendere metaforicamente il Vangelo attraverso la frase Alzati e cammina, spesso attribuita a Gesù e spesso in relazione alla risurrezione di Lazzaro, ma che in realtà non è mai stata effettivamente pronunciata. La citazione, però, anche se errata, è funzionale al senso complessivo: ciascuno di noi deve avere il coraggio e la forza di uscire dal 'guscio' ed affrontare la propria vita (Lazzaro, vieni fuori!) (Gv. 11,43).
Ecco il testo della canzone:
Alzati e cammina per scoprire di essere vivo come non mai
Lazzaro stamattina
e resuscita un pezzo alla volta la volontà
ora che sei un’emozione scaduta
ora che sei una certezza tradita
ora che sei un’ambizione svenduta
chiuso nel tuo sepolcro
quello che avevi oggi non vale più
hai studiato, creduto, lottato e sofferto
c’era un sorriso negli occhi che non c’è più
col futuro qualcuno ha giocato d’azzardo
alzati e cammina per scoprire di essere vivo come non mai
Lazzaro
stamattina e resuscita un pezzo alla volta la volontà
ora che sei una protesta ammaestrata
ora che sei una carezza svogliata
ora che sei una speranza piegata
chiuso nel tuo sepolcro
alzati e cammina
per scoprire di essere vivo come non mai
Lazzaro
stamattina e resuscita un pezzo alla volta la volontà
un pezzo alla volta
un pezzo alla volta
ci hai creduto oggi c’è un più
hai discusso sprecato amato sofferto
un’ipoteca sulla tua dignità
sei un crudele silenzio delle notti insonni
alzati e cammina
per scoprire di essere vivo come non mai
Lazzaro
stamattina e resuscita un pezzo alla volta la volontà
un pezzo alla volta
un pezzo alla volta
c’era un volta non c’è più
mentre l’unica che resta davvero sei tu
(da Insegnare Religione, n. 1 2015/16, di Gabriella Cappelletti)
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