domenica 31 gennaio 2010

L'amicizia (Kahlil Gibran)


E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.

E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.

Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.

Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.

E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte ?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

mercoledì 27 gennaio 2010

Mi ricordo Anna Frank

Un altro testimone dei lager nazisti...


Fondatore dell’Antoniano di Bologna, Ezio Caroli, nominato poi Padre Ernesto, nacque a Misileo – frazione di Palazzuolo (Fi) – il 9 Gennaio 1917. Educato all’insegna della semplicità, del lavoro e della religione nel 1930 volle entrare nei frati a Cotignola “dopo aver saputo che li si giocava molto e si mangiava bene”. Proseguendo negli studi frequentò a Parma il Liceo Classico poi si trasferì a Bologna, dove rimase 4 anni, per studiare Teologia. Ancora studente partì per l’Albania come cappellano militare fino a che, l’8 settembre del ’43, non venne trasferito in un lager in Germania quale prigioniero dei tedeschi. “L’esperienza del lager è durata 28 mesi… due cose mi hanno segnato: l’incontro con migliaia e migliaia di giovani soldati (da lì è nata l’idea di fare qualcosa per i giovani) e poi la fame; ero arrivato a pesare 38 chili tanto che un mio pensiero fisso è stato quello dei poveri senza cibo; da qui è nata l’idea di una mensa per i poveri”. Dell’esperienza del lager però, Padre Ernesto portò con se anche ricordi positivi, fortemente legati al suo spirito religioso ed intraprendente che lo spinse a creare nel campo una sorta di scuola con conferenze, spettacoli, celebrazioni liturgiche ed anche un bollettino. Ha con sé un altarino da campo di legno e tutto il necessario per la Messa: crocifisso, ostie, ampolline e paramenti sacri. Un giorno, viene bloccato dalla sentinella che lo interroga su cosa stia nascondendo sotto l'abito. Padre Ernesto, facendo spuntare pane, zucchero, uova, biscotti, replica sorridente al militare: “Gottesdienst”, servizio divino. Il fucile si abbassa. La scena si ripeterà molte altre volte con la sentinella di turno che continuerà a girarsi dall’altra parte. Padre Ernesto é morto lo scorso 23 marzo 2009: è un ennesimo testimone della tragedia dell'Olocausto.


lunedì 25 gennaio 2010

Un Santo ad Auschwitz


Nell'avvicinarsi del 27 gennaio, Giorno della Memoria, mi piace pensare alla testimonianza di Massimiliano Kolbe, proclamato nel 1981 santo da Giovanni Paolo II. Riporto il resoconto che l'enciclopedia libera Wikipedia dà dei suoi ultimi mesi di vita:
Nel mese di maggio 1941 fu arrestato dalle SS e portato nel campo di prigionia di Auschwitz. Immatricolato con il numero 16670.
Alla fine del mese di luglio dello stesso anno un uomo del block di Kolbe era riuscito a fuggire dal campo: per rappresaglia i tedeschi selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso. I campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e le azioni "generose" non erano accolte volentieri.
Dopo 2 settimane senza acqua né cibo nel bunker, visto che quattro dei dieci condannati, tra cui Kolbe, erano ancora vivi, furono uccisi il 14 agosto 1941 con una iniezione di acido fenico e il loro corpo venne poi cremato. Una volta, profeticamente, Massimiliano aveva detto:
« Vorrei essere come polvere per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella.»
Francesco Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz. Tornato a casa, trovò sua moglie viva, ma i suoi due figli erano rimasti uccisi durante un bombardamento russo. Morì nel 1995.

mercoledì 20 gennaio 2010

Il senso del camminare...

Sabato scorso ho partecipato alla Marcia Boys inserita nella Montefortiana 2010 con alcune classi del mio Istituto. Mentre camminavo riflettevo sul senso del camminare nella nostra vita e mi è venuta a tal proposito in aiuto una canzone recente di Eros Ramazzotti intitolata 'Il cammino', che fa parte dell'album 'Ali e radici'. Mi è piaciuta così tanto che ne ho tratto un piccolo video con alcuni click della giornata. Il titolo del video è il tema del Concorso di Disegno abbinato alla Montefortiana di quest'anno. Buona visione!

lunedì 18 gennaio 2010

Per non dimenticare!

La scorsa settimana, nel mio Istituto, anche se un po' in anticipo rispetto alla data prestabilita, abbiamo riflettuto sul Giorno della Memoria. E' venuto ad incontrare le classi terze il vicepresidente nazionale dell'Associazione Figli della Shoah, Paolo Jenna, figlio di quel Ruggero Jenna ricordato ora dal monumento che gli alpini di Boscochiesanuova e il Comune hanno voluto accanto alla baita alpina, catturato in paese dov'era sfollato, l'8 luglio 1944 dalle Brigate nere, consegnato ai tedeschi e avviato alla camera a gas di Auschwitz dopo tre mesi di sofferenze.


Il figlio Paolo, allora undicenne fu nascosto da una signora del luogo nella casa dov'era sfollata e accompagnandolo a Erbezzo nel più sicuro rifugio dell'istituto dei salesiani. Lungo la strada, fermata da una pattuglia delle Brigate nere non ebbe timore a dichiarare che quel bambino che teneva per mano era suo fratello, salvandogli la vita per la seconda volta. Infatti già il padre Ruggero, al momento dell'arresto, aveva detto di non conoscerlo.

venerdì 15 gennaio 2010

Cancellatemi da internet!


Il bianchetto su internet? Uno strumento che in molti sognano per eliminare in un solo gesto fotografie, filmati, amicizie e dati personali che non si vogliono più condividere o che sono finiti nelle mani sbagliate. Peccato che sulla rete ogni singola azione lascia una traccia e attraverso i siti delle «reti sociali» come Facebook, Twitter e MySpace sempre più spesso si creano situazioni imbarazzanti (lavoratori licenziati, fidanzati abbandonati, amici delusi, solo per fare alcuni esempi).
La colpa, ovviamente, non è di questi siti ma dell’uso incauto che ne fanno gli utenti, spesso del tutto inconsapevoli dei meccanismi della rete e delle regole sulla privacy. Su internet si trovano numerose guide che spiegano come fare a cancellare i propri dati e sempre più spesso appaiono servizi dedicati proprio al «suicidio virtuale», la cancellazione totale dell’iscrizione ai siti. L’ultimo, «Web 2.0 Suicide Machine», è stato aperto all’inizio del nuovo anno, in pochi giorni ha eliminato quasi 60 mila «amicizie» dal sito Facebook e continua a ricevere migliaia di richieste al giorno. Evidentemente sono tanti quelli che si pentono di aver pubblicato i propri dati personali su internet e non sanno più come e dove «sbianchettarli». Cancellare le tracce da internet, insomma, potrebbe presto diventare un vero e proprio lavoro. Il vero bianchetto, però, è solo uno: evitare di pubblicare su internet i particolari più personali e privati della nostra vita.
(fonte: Popotus)

martedì 5 gennaio 2010

Le loro reliquie a Colonia



Secondo la tradizione, nel IV secolo la regina Elena (madre dell'imperatore Costantino) trovò le tombe dei tre Magi e ne portò le ossa nella capitale Costantinopoli; di lì il vescovo Eustorgio le trasferì a Milano. Però nel 1164 l'imperatore Federico Barbarossa, che era in continua guerra con i Comuni lombardi e che due anni prima aveva conquistato il capoluogo, volle portarsele via. Nel medioevo le reliquie erano considerate oggetti molto preziosi e in particolare si pensava che quelle dei Re Magi avessero la capacità di rendere più forte ed autorevole il potere di chi le possedeva. Dunque l'arcivescovo Rinaldo di Dassel - con un viaggio di 1300 km in 43 giorni - le portò fino a Colonia (Germania), nella cui cattedrale si venerano tuttora. In questa città nel 2005 si é svolta la GMG, la prima di Benedetto XVI.


La Basilica di Sant'Eustorgio a Milano, dedicata ad Eustorgio I, eletto nel 343 nono vescovo di Milano: sulla cima del campanile della Basilica non c'è una croce ma una stella ad otto punte, la stella dei Magi, per indicare la presenza delle loro reliquie, oggetto da sempre della devozione dei fedeli.