domenica 7 dicembre 2014

La nascita di Gesù nel polittico di Hugo van der Goes














Il 28 maggio del 1483 giungeva a Firenze via mare fino alla foce dell'Arno e poi via fiume, un imponente trittico e veniva collocato nella cappella Portinari della chiesa di Sant'Egidio nell'Ospedale di Santa Maria Nuova. La tavola proveniva dalle Fiandre ed era stata dipinta da uno dei più famosi e capaci pittori di quella terra: Hugo van der Goes. L'artista era nato a Gand attorno al 1440. Fu iscritto alla corporazione dei pittori nel 1467 e lavorò in diverse città delle Fiandre. Colpito da una grave malattia mentale, si ritirò in un monastero e vi morì a soli 42 anni.
Il polittico, capolavoro del pittore, era stato commissionato da Tommaso Portinari, un agente del banco dei Medici di Firenze nelle piazze del Nord Europa. L'opera, realizzata a Bruges, databile tra il 1477 e il 1478, è dipinta su tre tavole unite da cerniere, lo scomparto centrale reca una Adorazione dei pastori.


Nei due scomparti laterali, mobili, sono raffigurati i membri della famiglia di Tommaso Portinari e i lor santi patroni: a sinistra il capo famiglia con i due figli maschi Antonio e Pigello;


a destra la moglie Maria con la figlia Margherita.


Alle spalle dei maschi San Tommaso apostolo e Sant'Antonio Abate, mentre sullo scomparto opposto sono ritratte Santa Maria Maddalena e Santa Margherita. Il significato iconografico dell'Adorazione è complesso. La scena è incentrata sulla figura di Maria che inginocchiata adora a mani giunte il Figlio. Il piccolo è adagiato su un lettuccio di paglia, a significare la povertà della sua nascita.


San Giuseppe è defilato in un angolo, quasi nascosto da una colonna della tettoia. Arcangeli ed Angeli sono rivestiti
 con l'abito proprio della loro categoria: i ricchi piviali di prezioso broccato sono per gli arcangeli, altri hanno un camice bianco e la stola del diacono oppure indossano lunghe tuniche azzurre come i ministranti e tutti fanno corona alla scena centrale. Un'attenzione particolare meritano i pastori giunti alla capanna dopo l'annuncio degli angeli: i loro volti, le vesti e gli atteggiamenti sono di un realismo esemplare; sono pastori "veri", come quello in primo piano, con il viso rugoso e con la barba ispida, ma tutti sembrano impacciati, come se dovessero presentarsi ad un personaggio importante.


Anche i particolari hanno la loro valenza nel dare significato all'evento: i sandali abbandonati (forse dello stesso Giuseppe) fanno riferimento al testo di Esodo 3,5, quando Mosè si avvicina al roveto ardente e Dio gli comanda di togliersi i sandali perché il luogo che calpesta è santo.


La natura morta fatta da due vasi pieni di fiori, un'albarella e un bicchiere di vetro sono il simbolo della passione e morte di Gesù: i gigli rossi simboleggiano il sangue della passione, gli iris bianchi la purezza mentre gli iris purpurei e l'aquilegia i dolori di Maria.  Il covone di spighe abbandonato quasi per caso è un chiaro riferimento all'Eucarestia.



Altri particolari, sullo sfondo delle tre tavole, narrano il prima e il dopo della nascita di Gesù: alle spalle dei pastori si intravvede il riferimento alla visita di Maria alla cugina Elisabetta e poco più distante, l'annuncio degli angeli a quegli stessi pastori che per primi, sono giunti alla stalla. Nell'anta di sinistra, tra le rocce alle spalle di Sant'Antonio si intravvedono Maria e Giuseppe che affrontano il viaggio alla ricerca di un posto dove alloggiare, mentre sullo scomparto opposto il paesaggio è animato dalle avanguardie e dello sparuto corteo dei Magi.
L'impatto di questo polittico sulla pittura fiorentina dell'epoca fu dirompente. Il realismo dell'ambientazione e dei personaggi sconvolse gli schemi di alcuni pittori le cui opere, forse erano ancora piene di preziosismi tardogotici. Anche pittori del calibro di Filippino Lippi e di Leonardo da Vinci studiarono l'opera cercando ispirazione da simile originalità.
Basta ammirare la tavola della Natività di Domenico del Ghirlandaio sull'altare della cappella Sassetti nella chiesa fiorentina di Santa Trinità, datata 1485 per rendersi conto dell'attenzione e dell'entusiasmo che accompagnò il suo arrivo nella città toscana.

Il Trittico Portinari e un dipinto olio su tavola (253x141 cm i pannelli laterali, 253x304 quelle centrale) di Hugo van der Goes, databile al 1477-1478 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

da Dimensioni Nuove, numero 9/2014

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