sabato 6 dicembre 2014

Un filo per non perdersi nel labirinto della vita

Così sovente si sente l'espressione «ho perso il filo» che neppure più pensiamo all'origine dell'eponimo. Perdere il filo può essere in verità un gran danno, specie quando si parla in pubblico e la consequenzialità dei pensieri ci abbandonano per un attimo: lo smarrimento è totale. Non è tuttavia così drammatico come lo sarebbe stato per Teseo che, costretto dentro i meandri del labirinto del Minotauro aveva quel filo di Arianna che lo legava all'uscita, unica via di salvezza, dopo l'uccisione del Mostro. Il labirinto è citato anche nella Bibbia a proposito di uno dei cortili del tempio di Salomone. Non a caso nelle cattedrali medioevali (famosa è certamente quella di Chartre), la sequenza di cerchi concentrici che costituiscono il percorso è interrotta in alcuni punti da sbarramenti detti Nodi (o labirinti) di Salomone. La distanza che intercorre fra l'ingresso del labirinto e il centro è breve, ma per raggiungere il centro - almeno nel labirinto di Chartre - occorre percorrere 261,5 m e tutto ciò volutamente. I percorsi del labirinto, nelle cattedrali, erano detti anche Chemins à Jérusalem e sostituivano il pellegrinaggio in Terra Santa. Spesso si percorrevano in ginocchio, con un rosario al collo, pregando per la salvezza o della propria anima o dell'anima della persona per la quale si chiedeva la grazia. Sieger Köder, artista tedesco contemporaneo, realizza una curiosa versione del percorso di Chartre: al centro del labirinto non trionfa Teseo che uccide il Minotauro, né si vede Arianna, all'esterno, in trepida attesa; non dipinge i fedeli di Chartre che imboccano quel sentiero pregando in ginocchio, ma al centro del labirinto c'è un albero di vita nel quale fiorisce un mazzo di rose. Dietro si scorge il rosone della cattedrale di Chartre quasi a evocare, con i suoi bagliori di luce, Colei alla quale la cattedrale è dedicata: la Vergine Madre (vera Arianna per Köder). Le rose sono quattordici come le tradizionali stazioni della via Crucis del Salvatore. L'artista ci aiuta a comprendere, dunque, come il cammino verso Gerusalemme, che fiorirà per Cristo nella risurrezione, è un cammino spinoso.

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Pessimista e inclemente verso il tema religioso del labirinto, la fotografa e artista russa Larissa Kulik. Nella sua illustrazione digitale «Il giovane melo», colloca al centro di un labirinto il biblico albero. La solitudine che regna in questa immagine è drammatica. Nessuno s’interessa più al percorso di santità che l’antico labirinto di Chartre ancora propone. Qualcuno, che ha desiderato intraprendere il percorso, è morto all’esterno e se ne vedono i resti alla destra dell’immagine. Il labirinto è abbandonato all’erosione del tempo e anche il filo di Arianna giace a terra dimenticato. Soltanto due corvi vigilano sul tracciato, forse in attesa di qualche altro sfortunato pellegrino pronto a diventare loro preda. Larissa incarna, nella sua opera, quell’umanità che ha perso il filo della straordinaria meta per la quale è nata e ha abbandonato il desiderio.

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Immagini: Sieger Köder, Labirinto e rose, Olio su tela 1991-1992 Collezione Privata
Larissa Kulik, Giovane melo nel labirinto, Illustrazione digitale

da Avvenire, rubrica Dentro la Bellezza

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